Incontri clandestini ai tempi del Covid19
Nella Divina Commedia, Dante comincia il suo viaggio partendo da un boschetto.
Io mi rendo conto di essere fortunato, perché ho un boschetto sotto casa e soprattutto perché, poco prima della quarantena, ho adottato un cagnolino di nome Iside.
Iside adesso è il mio permesso di libera uscita vivente e il boschetto, che un tempo era un posto snobbato, con pochi cespugli tagliati di rado, molte cartacce e buste di plastica sparse qua e là e un po’ di bisce che ogni tanto fugacemente si facevano vedere, oggi invece sta diventando sempre più un luogo non luogo, quasi come il bar sotto il mare di Stefano Benni.
Ieri, come tutte le mattine, verso le 9 mi sono alzato, vestito, messo il guinzaglio al quadrupete e sono uscito di casa per andare al boschetto quindi.
Avvicinandomi ho iniziato a sentire delle voci in lontananza.
Si, oddio, delle voci all’aria aperta!
Erano le voci di 3 signore di una certa età che, rischiando di cadere e di rompersi il femore nel sentiero tortuoso, stavano sfidando la legge per incontrarsi nel boschetto e parlare.
A bassa voce, guardandosi sempre intorno, con la paura di essere segnalate e poi anche multate dalla polizia.
Incrociandole le sorrido, le trovo subito molto simpatiche, delle azdore come si dice da queste parti in Romagna e poi scambio con loro due chiacchiere, a distanza di sicurezza sia chiaro.
Dopo aver salutato le 3 fuorilegge, sento un respiro affannato che si avvicina.
È un altro fuorilegge, un mountain biker clandestino.
Anche lui mi è subito simpatico, mi spiega che sta facendo un circuito.
In 150 metri quadrati.
Dopo il ciclista, vedo l’immagine top della giornata.
Un signore di una certa età, non sapendo più cosa fare, probabilmente dopo aver litigato con la moglie, tutto solo in mezzo ai rovi, sta sfoltendo e si sta prendendo cura di alberelli selvatici e graminacee varie.
Mi immagino le piante, che non sono mai state considerate da nessuno in vita loro, che adesso si trovano costrette a un momento di cura e igiene del proprio corpo.
Tra i cespugli spunta a un certo punto un uomo sulla quarantina, con un piccolo codino e l’aria da intellettuale un po’ hippie anni 70.
Si chiama Virgilio, è un insegnante di filosofia.
Cominciamo a parlare di storia e filosofia e, nelle pause, di calcio.
Ma poi di scatto mi dice che deve scappare, a breve deve tenere una lezione on line.
E salutandomi mi dice “tranquillo, tutto scorre, Panta Rei”.
Dopo la passeggiata col cane, che dura circa un’oretta, rientro a casa.
Non vedo l’ora di tornare nel boschetto dell’illegalità.