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Pepe Mujica
Il virus renderà il mondo migliore? Per Mujica… 1024 758 Luca Regina SHOWMAN

Il virus renderà il mondo migliore? Per Mujica…

Tra i grandi personaggi politici dei nostri tempi, quello che forse incarna più di tutti l’ideale romantico del leader del popolo che combatte contro le ingiustizie è sicuramente Pepe Mujica. L’ex presidente dell’Uruguay, con i suoi baffetti e il suo sguardo dolce, sprizza amore, empatia e umanità. Scomodando qualche ragionamento di lombrosiana memoria, la sua faccia parla da sola. Difficile non aprire il cuore davanti a un così.

Guardandolo mi viene subito in mente l’anima poetica del Che e la sua famosa frase “la durezza di questi tempi non ci deve far perdere la tenerezza dei nostri cuori”. In molti lo hanno definito il presidente più povero del mondo ma lui povero non si è mai sentito. Per lui non è povero chi ha poco ma chi crede di aver bisogno di tanto. C’è anche chi lo ha definito “l’uomo più senza cravatta dell’Universo”. Fantastica questa definizione!

Il grande Emir Kusturica gli ha dedicato il film “Una vita suprema” e sicuramente lo guarderò durante questa quarantena, Vi consiglio anche di ascoltare il suo intervento alle Nazioni Unite. Un distillato del suo pensiero, della sua idea di ecologismo e della sua filosofia di vita. Da sempre, quando penso a cose belle, quando mi viene in mente mio nonno o anche solo quando sento una parola detta veramente col cuore, mi vengono subito le lacrime agli occhi e durante il suo discorso vi confesso che mi sono venute e anche tanto.

Durante i 5 anni del suo mandato è riuscito con la sua politica a migliorare notevolmente le condizioni di vita di tantissimi suoi connazionali. In un mondo in cui si fa politica spesso per avere dei benefici personali, lui, appena eletto presidente, si è decurtato lo stipendio che gli spettava del 90%. Si del 90 %. Tutto il resto ha deciso di devolverlo per iniziative concrete a sostegno del suo popolo.

Ha anche rifiutato di trasferirsi in una lussuosa dimora presidenziale e ne ha aperto le porte ai senzatetto di Montevideo. E lui ha continuato a vivere nella sua umile fattoria, nel Rincon del Cerro, a pochi chilometri dalla capitale, dove la campagna è più una fatica che un luogo verde, con la moglie e i suoi numerosi cagnolini meticci. Già solo per il fatto che ha la casa piena di meticci mi sarebbe comunque particolarmente simpatico.

No ma, ci rendiamo conto di che personaggio stiamo parlando? Per lui si è felici se si è padroni del proprio tempo e non se si vive e si lavora solo per accumulare beni e ricchezza. Mi viene in mente il Bhutan, lo stato più felice dell’Asia… Lui sogna un mondo diverso, un mondo dove la globalizzazione non riguarda solo i mercati ma soprattutto gli esseri umani e l’ambiente. Forse tutto ciò è un’utopia ma per Mujica è sempre stato il fine delle sue battaglie. Ultimamente gli è stato chiesto se il mondo cambierà dopo il coronavirus e lui ha risposto di no.

Per lui il mondo non cambierà per un virus ma cambierà solo quando tutti gli uomini spingeranno nella stessa direzione.

Però… pensiamo per un attimo alla situazione attuale, un mese fa, noi italiani eravamo arrabbiati coi cinesi, poi i francesi ci sfottevano con la pizza Corona, poi gli spagnoli se la sono presa coi francesi e poi gli inglesi facevano i superiori. Ma poi anche gli inglesi hanno chiuso i pub e Trump, per essere all’altezza, ha iniziato ad avercela con l’Europa e poi il Sudamerica con l’America del nord e cosi via fino a pochi giorni fa. Un effetto domino colossale. E adesso?

Il momento delle ridicole accuse agli untori è finalmente passato e ho l’impressione che s’inizi ad avere di più la percezione che siamo tutti semplicemente esseri umani. Adesso siamo tutti un po’meno italiani, francesi, spagnoli, americani, australiani… Cavolo, ci voleva un piccolo e invisibile virus per farcelo capire. Ma allora, ecco che forse il virus può aiutarci per andare nella direzione auspicata da Mujica.

È possibile che si vada, dopo questo momento, verso una globalizzazione degli esseri umani. Voglio pensare che andrà cosi, anche se lo sguardo ostile di alcune persone al supermercato mi fa venire qualche dubbio. Chissà, magari tra due anni il mondo sarà come o peggio di prima, però penso che sia bello crederci anche se fosse solo un sogno, perché, come dice Mujica, se l’uomo crede in qualcosa non sarà mai solo e non avrà mai tempo per essere triste.

RIso e pianto
C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, ma… 683 1024 Luca Regina SHOWMAN

C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, ma…

In questi ultimi giorni, le città e i paesi sono sempre più deserti, i rumori ormai sono quasi inesistenti, il livello di inquinamento è crollato e regna la pace e il silenzio. Possiamo tranquillamente dire che il mondo, come lo conosciamo noi, ha chiuso. Per alcuni si ripartirà da dove eravamo rimasti e per altri sarà l’inizio di una nuova era. Per alcuni migliore per altri peggiore. È il momento perfetto questo per riposarsi, per riflettere, per guardare le cose da un altro punto di vista, per ascoltare il proprio corpo, per provare a farsi crescere la barba, per cercare di diventare ordinati, per riprendere in mano la chitarra dopo 15 anni, per fare bilanci e progetti, per sentirsi nonostante tutto ottimisti e per aiutare anche solo con un post su facebook quelli che si sentono pessimisti ma anche per sentirsi sconsolati, abbandonati, soli, annoiati, senza voglia di fare niente, impotenti, tristi, senza un futuro e rancorosi verso quelli che si sentono ottimisti.

In pratica, c’è chi vuole dedicare agli altri poesie e canzoni e chi ha una gran voglia invece di gridare rabbia e chiudersi nella propria solitaria apatia. Tutto questo marasma generale, mi fa venire in mente un piccolo libretto che ho letto anni fa, il Qohelet, un testo contenuto nella Scittura ebraica e cristiana, dove si dice che “c’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per piangere e un tempo per ballare.

In questi giorni alcuni sentono che è il tempo di ballare e altri che è il tempo di piangere e il risultato è un grande yin e yang globale. Mai come adesso possiamo riflettere su come le cose possono sempre essere viste da altri con punti di vista diversi, a seconda del momento che si sta passando e del proprio approccio alla vita.

All’università, ricordo che il docente di storia contemporanea si presentò alla prima lezione dicendo: “ Prima di iniziare vi voglio dire che io non vi parlerò di storia ma della storia dal mio punto di vista. Non dimenticherò mai questo suo atto di pura onestà intellettuale. È proprio cosi in effetti. La verità assoluta non esiste perché viene sempre filtrata da chi parla.

Ricordate il meraviglioso cortometraggio di Sean Penn nel film “11 settembre”? La trama era molto semplice ma estremamente efficace. Un uomo al quale è morta la moglie, vive nella solitudine e la sua unica compagnia è rappresentata da una piccola piantina che tiene sul davanzale. Ma, l’ombra delle torri gemelle, poco alla volta la sta facendo morire. L’11 settembre, cadono le torri e la piantina ritrova il sole e riprende a crescere e fiorire. Rinascita e speranza arrivano dalla distruzione.

Riflettiamo su questo aspetto, sul fatto che ciò che per noi è positivo per qualcun altro non lo è. Per noi umani questo è un periodo difficilissimo e pieno di ombre ma sicuramente l’ambiente sta finalmente respirando. Perché continui a respirare anche dopo, dipenderà da come ci comporteremo noi dopo che sarà passato questo difficile momento e da quanto saremo consapovoli che ciò che per noi è vero e giusto non lo è sempre anche per l’ambiente che ci circonda.