Alberi e Animali

Anche la nebbia serve
Anche la nebbia serve 1024 640 Luca Regina SHOWMAN

Anche la nebbia serve

Da pochi giorni è disponibile su Amazon e Kindle Store ANCHE LA NEBBIA SERVE, il mio primo libro, una raccolta di 12 racconti umoristici, pubblicato dalla Casa Editrice Scripta Volant.

Non avrei mai pensato che un giorno avrei scritto un libro e ammetto che per giorni e giorni è rimbombata nella mia testa la frase: “Lascia perdere, non ce la farai mai”.

E invece ce l’ho fatta e adesso sono veramente soddisfatto.

Per darvi un’idea di che cosa si tratta, eccovi la sinossi.

Se poi leggerete il libro e vi è piaciuto fatemelo sapere e fatemi anche una recensione, in caso contrario, fate finta di niente.

Un abbraccione a tutti, cari amici lettori!

Razzovaglia è un geometra, un uomo comune, uno dei tanti invisibili della nostra società.
Un po’ maldestro e pasticcione, è però anche un sognatore, alla continua ricerca della bellezza e del senso della vita.
Per lui perdersi nella nebbia può essere un’esperienza meravigliosa, così come mangiare tutto solo in una trattoria sperduta della Val Padana.
Una mattina, mentre è a spasso col suo cane, per fuggire da un calabrone malintenzionato, fa un ruzzolone e perde i sensi.
Disteso in un bosco, in un limbo tra sogni e realtà, ci comincia a parlare di lui e ci porta in un mondo popolato da personaggi stravaganti, oggetti che parlano e piante incantate che hanno un’anima.

Anche la nebbia serve

Anche la nebbia serve
di Luca Regina con la prefazione di Federico Sirianni
Copertina flessibile oppure Kindle Store

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Football
Ritorno al parco… 1024 640 Luca Regina SHOWMAN

Ritorno al parco…

Ritorno al parco…

Oggi è un grande giorno, dopo 52 giorni porto mio figlio al parco. Finalmente, ne ha bisogno. Leonardo ha 7 anni e ha voglia di correre e giocare all’aria aperta. Tra le varie conquiste di questa seconda fase c’è quella di portare i bimbi a giocare al parco e allora ne approfitto subito.

Si, i bimbi possono tornare a correre, a fare capriole, a saltare qua e là e ad arrampicarsi sugli alberi ma attenzione, l’uso di altalene e scivoli pare sia ancora vietato. Mi viene subito un pensiero un po’ angosciante, devo igienizzare tutto quello che toccherà? Fontane, cancelli, alberi e decine di cose toccabili? Ok, faro’ finta di niente tanto il virus non è così certo che viva sulle superfici per alcune ore. L’ho letto da qualche parte.

La mascherina però dobbiamo metterla tutti e due. Si, dal 4 maggio le mascherine proteggono dal virus. Prima probabilmente erano fatte di altri materiali e non funzionavano.

Allora, lui è pronto, mascherina pronta nel taschino, borraccia per l’acqua nello zaino e… i guanti li deve mettere? In effetti se tocca la fontana e magari qualche alberello… Solitamente, quando esce da scuola, anche a dicembre, vuole subito togliersi il giubbotto perché dice di avere caldo e voglio proprio vedere per quanto sopporterà i guanti in lattice a maggio dopo aver corso per tutta la metratura del parco in lungo e in largo. Mannaggia  però non sono riuscito a trovarli da nessuna parte… e vabbè, per questa volta gli faccio usare quelli in pile.

Adesso direi che siamo pronti. Ma prima di uscire di casa, mi assale un terribile dubbio! Ci stavo pensando da giorni ma poi l’euforia di fine quarantena mi ha fatto dimenticare questo atroce dilemma. Io, per andare al parco, come mi vesto? Ma che domanda è questa? Si, oggi devo decidere se vestirmi normalmente o da giocatore di football americano o da lottatore di wrestling. Proprio così, perché a volte prevedo il futuro.

Leonardo appena arrivati al parco, vedrà da lontano un suo compagno di scuola che non vede da 52 giorni e comincerà a correre come un pazzo verso di lui. Mi vedo già la scena al rallenty. Lui che corre come nel film Momenti di gloria, lo sguardo dei presenti in preda al panico rivolto ai bambini che stanno per abbracciarsi e poi in modo ostile nei miei confronti e la mia corsa con placcaggio finale stile foootball americano. Siiiii, l’ho fermato a 1.5 metri dall’amico!!! Il distanziamento sociale è stato rispettato. Esulto per un attimo, una signora viene a stringermi la mano (col guanto) ma lui si rialza e allora comincia la lotta stile wrestling con calci e pugni. Sento cori di incitamento per me e anche i vigili accorsi applaudono compiaciuti quando vedono che ho la meglio. Ma nel frattempo il parco si è trasformato in una mega arena. Passeggini che volano in aria, ciucci lanciati come sanpietrini e biberon usati come bombe molotov dai più grandi. La situazione a noi genitori sicuramente poi sfuggirà di mano e dovremo arrenderci. Saremo costretti a vederli giocare tra di loro senza il rispetto della distanza di sicurezza. Rassegniamoci, andrà a finire così e non solo nei parchi. E il virus? Boh, ho letto da qualche parte che tra i bambini forse non si diffonde.

Ma secondo voi, creatori di decreti ai tempi del coronavirus, a un bambino basta andare al parco a fare le capriole e correre tutto solo? Ma ci avete pensato che per un bambino il gioco di gruppo e’ alla base della propria crescita e rappresenta un qualcosa di fondamentale a livello educativo? I bambini devono giocare in gruppo, punto e basta. Bisogna trovare una soluzione concreta a questo problema. È una priorità! Ma, ultimo dilemma del giorno, che adulti saranno i bambini che non possono oggi giocare  insieme?

Iside
Incontri clandestini ai tempi del Covid19 960 720 Luca Regina SHOWMAN

Incontri clandestini ai tempi del Covid19

Nella Divina Commedia, Dante comincia il suo viaggio partendo da un boschetto.
Io mi rendo conto di essere fortunato, perché ho un boschetto sotto casa e soprattutto perché, poco prima della quarantena, ho adottato un cagnolino di nome Iside.
Iside adesso è il mio permesso di libera uscita vivente e il boschetto, che un tempo era un posto snobbato, con pochi cespugli tagliati di rado, molte cartacce e buste di plastica sparse qua e là e un po’ di bisce che ogni tanto fugacemente si facevano vedere, oggi invece sta diventando sempre più un luogo non luogo, quasi come il bar sotto il mare di Stefano Benni.
Ieri, come tutte le mattine, verso le 9 mi sono alzato, vestito, messo il guinzaglio al quadrupete e sono uscito di casa per andare al boschetto quindi.
Avvicinandomi ho iniziato a sentire delle voci in lontananza.
Si, oddio, delle voci all’aria aperta!
Erano le voci di 3 signore di una certa età che, rischiando di cadere e di rompersi il femore nel sentiero tortuoso, stavano sfidando la legge per incontrarsi nel boschetto e parlare.
A bassa voce, guardandosi sempre intorno, con la paura di essere segnalate e poi anche multate dalla polizia.
Incrociandole le sorrido, le trovo subito molto simpatiche, delle azdore come si dice da queste parti in Romagna e poi scambio con loro due chiacchiere, a distanza di sicurezza sia chiaro.
Dopo aver salutato le 3 fuorilegge, sento un respiro affannato che si avvicina.
È un altro fuorilegge, un mountain biker clandestino.
Anche lui mi è subito simpatico, mi spiega che sta facendo un circuito.
In 150 metri quadrati.
Dopo il ciclista, vedo l’immagine top della giornata.
Un signore di una certa età, non sapendo più cosa fare, probabilmente dopo aver litigato con la moglie, tutto solo in mezzo ai rovi, sta sfoltendo e si sta prendendo cura di alberelli selvatici e graminacee varie.
Mi immagino le piante, che non sono mai state considerate da nessuno in vita loro, che adesso si trovano costrette a un momento di cura e igiene del proprio corpo.
Tra i cespugli spunta a un certo punto un uomo sulla quarantina, con un piccolo codino e l’aria da intellettuale un po’ hippie anni 70.
Si chiama Virgilio, è un insegnante di filosofia.
Cominciamo a parlare di storia e filosofia e, nelle pause, di calcio.
Ma poi di scatto mi dice che deve scappare, a breve deve tenere una lezione on line.
E salutandomi mi dice “tranquillo, tutto scorre, Panta Rei”.
Dopo la passeggiata col cane, che dura circa un’oretta, rientro a casa.
Non vedo l’ora di tornare nel boschetto dell’illegalità.

“Vola solo chi osa farlo” 1024 680 Luca Regina SHOWMAN

“Vola solo chi osa farlo”

“Vola solo chi osa farlo”

Addio Sepulveda, scrittore che hai vissuto. L’hai sempre confessato che hai vissuto. Come Neruda, tuo celebre e amato fratello cileno. Una parte della mia vita, passata a leggerlo negli anni 90, rimane senza parole. Incredula e poi triste e abbandonata.

L’ho conosciuto con il Diario di un killer sentimentale. In quel titolo c’era già tutto l’universo e il DNA sepulvediano. Un uomo che ha vissuto la vita con durezza e delicatezza. Ogni suo libro è in qualche modo autobiografico e il suo modo di vedere la vita traspira da ogni pagina. Un combattente scrittore, un uomo che della sua vita ha fatto un romanzo e che ha sempre detto quello che pensava. In un mondo in cui spesso nascondiamo quello che veramente pensiamo, lui salutava sempre col pugno chiuso.

Si spezza un legame che ancora avevamo con un certo tipo di America Latina, pura e don chisciottesca, che da oggi sarà orfana di un sognatore e sarà un po’ più sola, in ostaggio di cupi personaggi che stanno facendo tornare in vita paure e fantasmi del passato. Un passato che lui ha sempre e coerentemente combattuto. Dopo il sogno del governo di Allende, Pinochet l’ha fatto incarcerare, esiliare e costretto ad andarsene. In giro per il mondo e spesso in Italia.

Ha colorato la sua vita di tutti i colori possibili, Sepulveda. Ma nel suo cuore le ferite della dittatura hanno lasciato il segno tanto da fargli spesso dire che alla morte di Pinochet avrebbe stappato una bottiglia di champagne. Animo ribelle, rivoluzionario, artistico. Amava contaminarsi e collaborare con attori, musicisti e altri scrittori. Un cantastorie che amava affabulare con i suoi personaggi e le sue atmosfere picaresche.

Per capire subito il personaggio basta pensare a un episodio. Nel 1969 vince il premio Casas de las Americas e una borsa di studio di cinque anni per l’università Lomonosov di Mosca, un sogno per un rivoluzionario cileno. Lui parte e si trasferisce in Unione Sovietica ma dopo pochi mesi viene espulso per i suoi atteggiamenti libertari o forse per questioni amorose… poco importa, tutte e due le motivazioni potrebbero andar bene. Lui era cosi, libertad y amor.

Sepulveda era mai domo e non accettava le prevaricazioni di potere sugli uomini e tantomeno sull’ambiente e sugli animali. Era un attivista ecocombattente! Me lo immagino allora ancora una volta, salutandolo, con la sua immancabile sigaretta in bocca, a guardare in lontananza l’arrivo delle baleniere, a bordo di una barca di Greenpeace.

Grazie di aver vissuto Sepulveda.

Pepe Mujica
Il virus renderà il mondo migliore? Per Mujica… 1024 758 Luca Regina SHOWMAN

Il virus renderà il mondo migliore? Per Mujica…

Tra i grandi personaggi politici dei nostri tempi, quello che forse incarna più di tutti l’ideale romantico del leader del popolo che combatte contro le ingiustizie è sicuramente Pepe Mujica. L’ex presidente dell’Uruguay, con i suoi baffetti e il suo sguardo dolce, sprizza amore, empatia e umanità. Scomodando qualche ragionamento di lombrosiana memoria, la sua faccia parla da sola. Difficile non aprire il cuore davanti a un così.

Guardandolo mi viene subito in mente l’anima poetica del Che e la sua famosa frase “la durezza di questi tempi non ci deve far perdere la tenerezza dei nostri cuori”. In molti lo hanno definito il presidente più povero del mondo ma lui povero non si è mai sentito. Per lui non è povero chi ha poco ma chi crede di aver bisogno di tanto. C’è anche chi lo ha definito “l’uomo più senza cravatta dell’Universo”. Fantastica questa definizione!

Il grande Emir Kusturica gli ha dedicato il film “Una vita suprema” e sicuramente lo guarderò durante questa quarantena, Vi consiglio anche di ascoltare il suo intervento alle Nazioni Unite. Un distillato del suo pensiero, della sua idea di ecologismo e della sua filosofia di vita. Da sempre, quando penso a cose belle, quando mi viene in mente mio nonno o anche solo quando sento una parola detta veramente col cuore, mi vengono subito le lacrime agli occhi e durante il suo discorso vi confesso che mi sono venute e anche tanto.

Durante i 5 anni del suo mandato è riuscito con la sua politica a migliorare notevolmente le condizioni di vita di tantissimi suoi connazionali. In un mondo in cui si fa politica spesso per avere dei benefici personali, lui, appena eletto presidente, si è decurtato lo stipendio che gli spettava del 90%. Si del 90 %. Tutto il resto ha deciso di devolverlo per iniziative concrete a sostegno del suo popolo.

Ha anche rifiutato di trasferirsi in una lussuosa dimora presidenziale e ne ha aperto le porte ai senzatetto di Montevideo. E lui ha continuato a vivere nella sua umile fattoria, nel Rincon del Cerro, a pochi chilometri dalla capitale, dove la campagna è più una fatica che un luogo verde, con la moglie e i suoi numerosi cagnolini meticci. Già solo per il fatto che ha la casa piena di meticci mi sarebbe comunque particolarmente simpatico.

No ma, ci rendiamo conto di che personaggio stiamo parlando? Per lui si è felici se si è padroni del proprio tempo e non se si vive e si lavora solo per accumulare beni e ricchezza. Mi viene in mente il Bhutan, lo stato più felice dell’Asia… Lui sogna un mondo diverso, un mondo dove la globalizzazione non riguarda solo i mercati ma soprattutto gli esseri umani e l’ambiente. Forse tutto ciò è un’utopia ma per Mujica è sempre stato il fine delle sue battaglie. Ultimamente gli è stato chiesto se il mondo cambierà dopo il coronavirus e lui ha risposto di no.

Per lui il mondo non cambierà per un virus ma cambierà solo quando tutti gli uomini spingeranno nella stessa direzione.

Però… pensiamo per un attimo alla situazione attuale, un mese fa, noi italiani eravamo arrabbiati coi cinesi, poi i francesi ci sfottevano con la pizza Corona, poi gli spagnoli se la sono presa coi francesi e poi gli inglesi facevano i superiori. Ma poi anche gli inglesi hanno chiuso i pub e Trump, per essere all’altezza, ha iniziato ad avercela con l’Europa e poi il Sudamerica con l’America del nord e cosi via fino a pochi giorni fa. Un effetto domino colossale. E adesso?

Il momento delle ridicole accuse agli untori è finalmente passato e ho l’impressione che s’inizi ad avere di più la percezione che siamo tutti semplicemente esseri umani. Adesso siamo tutti un po’meno italiani, francesi, spagnoli, americani, australiani… Cavolo, ci voleva un piccolo e invisibile virus per farcelo capire. Ma allora, ecco che forse il virus può aiutarci per andare nella direzione auspicata da Mujica.

È possibile che si vada, dopo questo momento, verso una globalizzazione degli esseri umani. Voglio pensare che andrà cosi, anche se lo sguardo ostile di alcune persone al supermercato mi fa venire qualche dubbio. Chissà, magari tra due anni il mondo sarà come o peggio di prima, però penso che sia bello crederci anche se fosse solo un sogno, perché, come dice Mujica, se l’uomo crede in qualcosa non sarà mai solo e non avrà mai tempo per essere triste.

RIso e pianto
C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, ma… 683 1024 Luca Regina SHOWMAN

C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, ma…

In questi ultimi giorni, le città e i paesi sono sempre più deserti, i rumori ormai sono quasi inesistenti, il livello di inquinamento è crollato e regna la pace e il silenzio. Possiamo tranquillamente dire che il mondo, come lo conosciamo noi, ha chiuso. Per alcuni si ripartirà da dove eravamo rimasti e per altri sarà l’inizio di una nuova era. Per alcuni migliore per altri peggiore. È il momento perfetto questo per riposarsi, per riflettere, per guardare le cose da un altro punto di vista, per ascoltare il proprio corpo, per provare a farsi crescere la barba, per cercare di diventare ordinati, per riprendere in mano la chitarra dopo 15 anni, per fare bilanci e progetti, per sentirsi nonostante tutto ottimisti e per aiutare anche solo con un post su facebook quelli che si sentono pessimisti ma anche per sentirsi sconsolati, abbandonati, soli, annoiati, senza voglia di fare niente, impotenti, tristi, senza un futuro e rancorosi verso quelli che si sentono ottimisti.

In pratica, c’è chi vuole dedicare agli altri poesie e canzoni e chi ha una gran voglia invece di gridare rabbia e chiudersi nella propria solitaria apatia. Tutto questo marasma generale, mi fa venire in mente un piccolo libretto che ho letto anni fa, il Qohelet, un testo contenuto nella Scittura ebraica e cristiana, dove si dice che “c’è un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per piangere e un tempo per ballare.

In questi giorni alcuni sentono che è il tempo di ballare e altri che è il tempo di piangere e il risultato è un grande yin e yang globale. Mai come adesso possiamo riflettere su come le cose possono sempre essere viste da altri con punti di vista diversi, a seconda del momento che si sta passando e del proprio approccio alla vita.

All’università, ricordo che il docente di storia contemporanea si presentò alla prima lezione dicendo: “ Prima di iniziare vi voglio dire che io non vi parlerò di storia ma della storia dal mio punto di vista. Non dimenticherò mai questo suo atto di pura onestà intellettuale. È proprio cosi in effetti. La verità assoluta non esiste perché viene sempre filtrata da chi parla.

Ricordate il meraviglioso cortometraggio di Sean Penn nel film “11 settembre”? La trama era molto semplice ma estremamente efficace. Un uomo al quale è morta la moglie, vive nella solitudine e la sua unica compagnia è rappresentata da una piccola piantina che tiene sul davanzale. Ma, l’ombra delle torri gemelle, poco alla volta la sta facendo morire. L’11 settembre, cadono le torri e la piantina ritrova il sole e riprende a crescere e fiorire. Rinascita e speranza arrivano dalla distruzione.

Riflettiamo su questo aspetto, sul fatto che ciò che per noi è positivo per qualcun altro non lo è. Per noi umani questo è un periodo difficilissimo e pieno di ombre ma sicuramente l’ambiente sta finalmente respirando. Perché continui a respirare anche dopo, dipenderà da come ci comporteremo noi dopo che sarà passato questo difficile momento e da quanto saremo consapovoli che ciò che per noi è vero e giusto non lo è sempre anche per l’ambiente che ci circonda.

Adesso l’aria è migliore ma dopo cosa succederà? 1024 678 Luca Regina SHOWMAN

Adesso l’aria è migliore ma dopo cosa succederà?

Da quando è scattata l’emergenza coronavirus, la qualità dell’aria in tutta Italia e soprattutto al nord, è decisamente migliorata. Lo dicono i bollettini quotidiani di Arpa Lombardia, Arpa Piemonte e Arpa Veneto. In rete si trovano centinaia di immagini e foto scattate da satelliti che mettono in risalto il calo delle polveri sottili e a prima vista non possiamo che tirare un piccolo sospiro di sollievo e in qualche modo pensare che questo covid 19 sia anche portatore di qualcosa di positivo.

  In Cina le cose vanno addirittura meglio che in Italia visto il rallentamento della produzione industriale che si basa ancora in gran parte sull’utilizzo del carbone. In Italia invece, le polvere sottili presenti nell’aria come il NO2, sono per il 70% causate dal traffico automobilistico.

In sostanza noi inquiniamo meno con l’industria ma più con le auto. Diminuendo il traffico calano quindi le polveri sottili anche se, a dirla tutta, stiamo più in casa e i riscaldamenti quindi vanno a massimo regime. Questo vuol dire che comunque con l’arrivo della primavera la situazione migliorerà ulteriormente ma quando poi si tornerà alla normalità cosa succederà? È questo il grosso interrogativo se vogliamo analizzare la situazione attuale dal punto di vista dell’ambiente.

Forse sono un po’ troppo pessimista ma temo che alla fine di questa emergenza tutti avranno voglia di rimettersi a correre e cercheranno di recuperare il tempo perso in ogni attività senza pensare troppo all’ambiente. Dopo mesi di astinenza da auto, per esempio, sarà un’overdose continua. Prevedo giri in macchina a go go senza meta. “Dove andiamo?” “Non lo so, ma andiamo!”

Ci sarà anche poi una recessione ma la produzione industriale ripartirà e di conseguenza l’aria ricomincerà, penso anche molto velocemente, a tornare malsana come prima. E gran parte dei fondi che erano destinati alla green economy è facile pensare che saranno dirottati verso la sanità e verso i settori più colpiti da questo flagello chiamato covid 19.

Il duro lavoro fatto dalle associazioni ambientaliste e da Greta in questi ultimi anni, per portare alla ribalta il problema del climate change, rischia di essere stato inutile. È brutto dirlo ma temo che per un bel po’ i pensieri della gente non andranno verso il rispetto dell’ambiente. La parola d’ordine sarà “Dimentichiamo il maledetto virus!”.

 Ma siamo sicuri che il virus non si sia diffuso cosi aggressivamente proprio a causa dell’inquinamento ambientale? La risposta è no! Pare infatti che ci sia un nesso tra diffusione del virus e inquinamento ambientale. Se l’aria fosse stata meno inquinata, il virus non si sarebbe diffuso cosi facilmente. Si, le polvere sottili si sono comportate come vettori del coronavirus. Lo sostiene un gruppo di ricercatori che ha esaminato i dati pubblicati sui siti delle agenzie regionali per la protezione ambientale confrontandoli con i casi ufficiali di contagio riportati sul sito della Protezione Civile.

È stato cosi sottolineato il ruolo del particolato atmosferico come “carrier”, ovvero vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Quindi, se ascoltiamo di più Greta e ci comportiamo e viviamo in modo più ecosostenibile, in futuro virus come il covid 19 avranno meno probabilità di attaccarci e di farci ripiombare nell’incubo che stiamo vivendo in questi giorni. Tutto torna quindi…

La speranza è che in tutto il mondo il periodo di ripresa che seguirà la crisi attuale diventi un’occasione per i governi per ripensare alcune modalità produttive, dando maggior importanza, ad esempio, al lavoro da casa, che riduce gli spostamenti dei pendolari, e finanziando ulteriormente il settore delle fonti di energia rinnovabili. Cerchiamo allora di non perdere alcune buone abitudini che stiamo sperimentando in questi giorni come lo smart working, termine in pratica sconosciuto prima dell’arrivo del famigerato covid19 e un uso limitato delle auto.

Speriamo veramente che questa occasione di cambiamento non venga sprecata e che le parole di questa poesia scritta durante l’epidemia della peste nel 1800 da Kitty O’Meary diventino realtà…

“E la gente rimase a casa E lesse libri e ascoltò E si riposò e fece esercizi E fece arte e giocò E imparò nuovi modi di essere E si fermò E ascoltò più in profondità Qualcuno meditava Qualcuno pregava Qualcuno ballava Qualcuno incontrò la propria ombra E la gente cominciò a pensare in modo differente E la gente guarì. E nell’assenza di gente che viveva In modi ignoranti Pericolosi Senza senso e senza cuore, Anche la terra cominciò a guarire E quando il pericolo finì E la gente si ritrovò Si addolorarono per i morti E fecero nuove scelte E sognarono nuove visioni E crearono nuovi modi di vivere E guarirono completamente la terra. Così come erano guariti loro”.

Ma Luca Regina chi?

Un comico dissacrante, un abile intrattenitore, uno spumeggiante comunicatore, un virtuoso della magia, un ricercatore dell’assurdo.

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La quercia 990 529 Luca Regina SHOWMAN

La quercia

Da quando i medici hanno iniziato a consigliare di non uscire di casa a causa del coronavirus, per evitare che aumentino i contagi, in tanti hanno detto “approfittiamo di questo momento magari per iniziare a fare quelle cose che avremmo sempre voluto fare e per un motivo o per l’altro abbiamo sempre rimandato”. Ok, consiglio ascoltato!

Io avrei sempre voluto conoscere meglio gli alberi. Da sempre ne sono affascinato ma mi piacerebbe saperne di più e soprattutto riuscire subito a riconoscerli senza dover utilizzare app sul telefono come Picture This (app tra l’altro fatta veramente bene che consiglio). E allora adesso comincio a studiarli un po’ meglio e voglio condividere con voi questo “viaggio”.

Allora, per iniziare, devo scegliere da un albero. Per simpatia direi di cominciare dalla quercia. Non c’è un motivo particolare ma devo dire che mi è simpatica. Per la forma delle sue foglie per esempio, che sembrano ritagliate con cura da una mano sapiente e che anche nello stesso albero possono avere forme diverse! Mi lascia senza parole la maestosità della quercia e mi affascinano le ghiandaie, quegli uccellini che capita spesso di vedere in giro che assomigliano a dei passerotti un po’ più colorati. Ma, cosa c’entrano gli uccellini?!? C’entrano, c’entrano…

E poi, ogni volta che guardo da vicino un tronco di una quercia mi sembra di vedere una zampa di elefante! Si, secondo me gli somiglia davvero… o starò mica delirando? Aiutoooo, questo isolamento forzato di questi giorni mi sa che sta iniziando a fare effetto. Comunque quando passate vicino a una quercia fateci caso e fatemi sapere se sono impazzito o se è vero che gli somigliano.

Torniamo alle cose serie, il nome quercia deriva dal latino quercus che è anche il nome del genere al quale appartiene. Le querce sono piante monoiche (wow che termine da intenditore) in quanto la stessa pianta porta sia fiori maschili che femminili. Interessante, quindi potrei dire che ho visto una quercia che è anche un quercio?!? Vabbè, andiamo avanti.

Ovviamente ci sono diversi tipi di querce. Si suddividono in querce rosse e querce bianche. In Italia è un albero diffusissimo e a seconda di dove ci troviamo, ci sono delle specie diverse. Ecco un po’ di nomi delle querce più diffuse in Italia, giusto per fare un po’ di scena:

Quercus ilex (leccio o elce), Quercus Petraea (rovere), Quercus Pubescens (roverella), è la specie più diffusa in Italia, vive in media 200/300 anni e a Tricarico in Basilicata in località Grottone se ne trova una di 640 anni! Quercus robur (farnia), Quercus Frainetto (farnetto), Quercus Pyrenaica (quercia dei Pirenei), Quercus Cerris (cerro) che è la più diffusa in Italia insieme alla roverella, Quercus coccifera (quercia spinosa), Quercus Gussunei (cerro di Gussone), Quercus Suber (sughera).

Una curiosità, nel 2019 una quercia, la quercia di Tricase, in Puglia, ha vinto il premio come albero più bello d’Italia. Sapevate di questa specie di concorso di bellezza?

E adesso vi stupisco con questo momento dedicato alla storia. Questa quercia è conosciuta anche come “quercia dei 100 cavalieri”, perché si narra che abbia dato rifugio a Federico II di Svevia e ai suoi soldati, in visita in terra d’Otranto. Quante ne hanno viste e quante ne sanno gli alberi…

I legnami di quercia si chiamano rovere. Buono a sapersi quando dobbiamo scegliere qualche mobile nuovo. La quercia ha anche degli usi terapeutici, lo sapevate? Possiede proprietà astringenti, emostatiche, antinfiammatorie, analgesiche del cavo orale. Se si usa un decotto infuso per lavarsi, diminuisce la sudorazione. Cavolo questo m’interessa molto, io sono uno che quando è in ansia gli sudano le mani… D’ora in avanti allora la sera mi lavo le mani con un decotto di corteccia di quercia e mi faccio un bella tisana con rami di quercia! O forse no… meglio approfondire questo aspetto!

Se qualcuno ci chiede: “come mai vicino a una quercia mi capita spesso di vedere un mucchio di api che volano?” La risposta è : “ovvio, le api spesso si nutrono sulle querce e poi producono il miele di melata!”.

Parlando di querce, come accennavo prima, non possiamo non parlare delle ghiandaie. Le ghiandaie sono degli uccellini che mangiano le ghiande e sono loro (ma non solo) i responsabili della diffusione delle querce. Si perché, per prepararsi ai mesi freddi, sono soliti accumulare e sotterrare qua e la decine di ghiande che poi magicamente oltre a sfamarli daranno alla luce delle bellissime querce. Che vera magia!

A proposito di magia, col mio spettacolo Ecocircus, ho piantato una quercia a San Bonifacio di Verona. Adesso è ancora piccolina ma nel giro di pochi anni arriverà anche a 20 metri di altezza.

Per concludere, ho scoperto che la quercia, come tutti gli alberi, dagli antichi Celti era considerata simbolo di potere, di energia e di sopravvivenza. Trattiamole bene allora e teniamocele ben strette le querce.

E per finire col coup de theatre finale, la quercia era l’albero del re degli dei Zeus. Però, quanti file si possono aprire parlando di un albero!!! Che meraviglia la quercia!!!

Sto già pensando al prossimo albero. A presto my friends.

Ma Luca Regina chi?

Un comico dissacrante, un abile intrattenitore, uno spumeggiante comunicatore, un virtuoso della magia, un ricercatore dell’assurdo.

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“Piantate un albero e adottate un cane” 744 685 Luca Regina SHOWMAN

“Piantate un albero e adottate un cane”

Il 21 febbraio scorso è stato il quarantesimo compleanno del re del Buthan, Jigme Khesar Namgyuel Wangchuk. Un re che sembra uscito da qualche fiaba di altri tempi.

Il Buthan è un piccolo stato che si trova tra India e Tibet ed è conosciuto per essere lo stato più felice dell’Asia. Quasi 800000 abitanti, in maggioranza buddhisti e induisti. In Buthan oltre al P.I.L., il Prodotto Interno Lordo, esiste anche il F.I.L. ovvero la Felicità Interna Lorda. I criteri per calcolare il F.I.L. sono la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione e la ricchezza dei rapporti sociali. Che visione illuminata questa!

Secondo alcuni dati il Buthan è uno dei paesi più poveri dell’Asia, con un reddito pro capite di 3000 dollari eppure è anche la nazione più felice del continente e l’ottava al mondo! Quanti spunti di riflessione possono nascere da questi dati…

In un mondo in cui tutto viene mercificato e l’ambiente troppo spesso ignorato, quest’anno il Primo Ministro del Buthan Lotay Tshering ha chiesto ai sudditi un regalo molto particolare.“Quest’anno, se volete veramente fare felice il re, non portate come sempre i soliti regali ma fate qualcosa che faccia bene a tutto il paese. Piantate un albero e adottate un cane randagio.” Che dire, sicuramente un giorno mi piacerebbe molto andare in Buthan e magari poter incontrare questo re che ha qualcosa di divino e di affascinante.

Ma Luca Regina chi?

Un comico dissacrante, un abile intrattenitore, uno spumeggiante comunicatore, un virtuoso della magia, un ricercatore dell’assurdo.

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E adesso abbracciamo gli alberi! 1024 769 Luca Regina SHOWMAN

E adesso abbracciamo gli alberi!

In questi ultimi giorni, in preda al panico da coronavirus, i tecnici, gli scienziati e i medici stanno consigliando una serie di accorgimenti per cercare di arginare in qualche modo la diffusione del virus.

Tra tutti questi consigli, quello che più mi ha colpito è lo sconsigliare alle persone di abbracciarsi

C’è sicuramente un qualcosa di tragicomico in tutto ciò!

Ma, pensandoci bene, visto che è meglio non abbracciarsi tra umani, potrebbe essere il momento giusto per iniziare ad abbracciare gli alberi.

Abbracciare gli alberi fa stare bene e trasmette un mucchio di energia positiva.

E fa ovviamente bene anche stare in mezzo a tanti alberi e respirare profondamente.

Questa pratica si chiama silvoterapia e i benefici sono tantissimi: attiva la circolazione sanguigna, aumenta il numero di globuli rossi, facilita la respirazione per i malati cronici polmonari, favorisce il sonno e contribuisce a ritardare l’invecchiamento.

Beh, direi che provare non fa sicuramente male, anzi.

Abbracciare poi è proprio forse il gesto più bello che ci sia perché annulla tutte le barriere e se lo facciamo con un albero ci mette in una connessione più profonda con la nostra grande mamma natura.

Tra gli alberi che forniscono più energia vitale, troviamo il tiglio, il pino, il frassino, la quercia, il castagno, l’acero e il salice.

E se vogliamo dare anche un significato più spirituale al nostro abbraccio, possiamo scegliere l’albero ispirandoci ai significati che i Celti attribuivano a questi nostri fratelli verdi.

Betulla: simbolo di rinascita, purificazione, conoscenza e purezza.
Ontano: simbolo di protezione spirituale e potenza oracolare.
Salice: richiama gli aspetti lunari e femminili della vita e dell’ispirazione poetica.
Frassino: simbolo iniziazione e rinascita
Biancospino: simbolo di purezza, viaggi interiori e intuizione.
Quercia: simbolo di potere, energia e sopravvivenza.
Nocciolo: invita alla meditazione, incoraggia saggezza interiore, intuizione, potere di divinazione.
Melo: d’aiuto quando si deve prendere una decisione importante.
Pruno selvatico: utile in caso di azioni forti , di influenze esterne a cui è necessario ubbidire.
Sambuco: simbolo di vita e rigenerazione

Beh, che dire, non ci resta che uscire di casa e correre ad abbracciare il primo albero che ci ispira, al massimo qualcuno ci prenderà per pazzi ma, come diceva Jacinto Benavente “Se la passione, se la follia non attraversassero le anime… cosa varrebbe la vita?

Ma Luca Regina chi?

Un comico dissacrante, un abile intrattenitore, uno spumeggiante comunicatore, un virtuoso della magia, un ricercatore dell’assurdo.

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Piantumazione della prima Quercia 1024 683 Luca Regina SHOWMAN

Piantumazione della prima Quercia

#1 La prima Quercia

Domenica 26 gennaio a San Bonifacio in provincia di Verona, per la prima volta lo spettacolo magico comico dedicato all’ambiente Ecocircus, ha avuto come gran finale la magica apparizione di una piccola quercia!
Quercia che sarà in autunno poi piantumata nei dintorni del Cinema Teatro Centrale da Don Stefano e dai ragazzi del suo oratorio che poi se ne prenderanno cura, soprattutto per i primi tempi.
Proprio come si fa con i bambini.

Spero che sia il primo di una lunga serie di alberi che d’ora in avanti verranno piantati alla fine di Ecocircus.
Infatti il progetto è proprio questo, piantare un albero ogni volta che lo spettacolo Ecocircus va in scena.
Un piccolo gesto dal forte valore simbolico per aiutare il nostro bellissimo pianeta!
Si perché come diceva Ernest Hemingway, la terra è un posto bellissimo per il quale vale la pena combattere!

È stato veramente emozionante sentire il pubblico applaudire la piccola quercia.
Sicuramente, quando sono andato a prenderla, lei non avrebbe mai immaginato che si sarebbe trovata in una situazione del genere!
Sono andato a ritirarla in un vivaio vicino a casa e devo dire che, mentre la portavo a casa, provavo le stesse sensazioni di quando ho portato a casa per la prima volta i miei cagnolini dal canile.
L’ho adagiata sul sedile vicino a me e mi sembrava quasi che stesse pensando “ma dove mi sta portando???”.
Lei ancora non lo sapeva ma la stavo portando nella sua nuova casa.

Si, la sua casa per chissà quanti anni!

Grazie di cuore ancora a tutto il pubblico presente ieri e a Don Stefano per avermi dato la possibilità di cominciare questa nuova avventura e grazie a San Marino Green,  eco-contenitore e promotore del San Marino Green Festival!

Ma Luca Regina chi?

Un comico dissacrante, un abile intrattenitore, uno spumeggiante comunicatore, un virtuoso della magia, un ricercatore dell’assurdo.

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The Comedy Wild Life 1024 683 Luca Regina SHOWMAN

The Comedy Wild Life

Le migliori foto comiche di animali

Navigando qua e là nel web, ho scoperto che esiste un premio dedicato alle migliori foto comiche di animali.
Si chiama il Comedy Wild Life Photo Awards.

Ho cercato allora un po’ di immagini delle ultime edizioni e devo dire che alcune fanno veramente ridere!
Foche che ridono, scoiattoli con espressioni stralunate, improbabili sbadigli e combattimenti strampalati.
Vedere gli animali che sembrano pensare a qualcosa di particolare e fare delle boccacce magari ai propri cuccioli o alle loro consorti è un qualcosa di esilarante.

Si, è molto divertente immaginare che anche tra di loro ci siano le stesse dinamiche che ci sono tra noi umani.
Per esempio la foto della lite coniugale tra uccelli è veramente potente e irresistibile.
E diciamo la verità, spesso le liti con la propria compagna o compagno vanno spesso a finire così, uno urla e l’altro fa finta di niente.

E la foto della foca che ride con sullo sfondo pinguini?
Sembra che si stia facendo un selfie da mandare ai suoi amici a casa!

Si dice che solo l’essere umano sia in grado di ridere e di sviluppare la capacità di ironizzare sulle cose ma devo dire che guardando alcune di queste foto il dubbio mi viene…

Tu quale foto preferisci?

Guarda la piccola gallery 😉

Ma Luca Regina chi?

Un comico dissacrante, un abile intrattenitore, uno spumeggiante comunicatore, un virtuoso della magia, un ricercatore dell’assurdo.

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La personalità degli alberi 1024 460 Luca Regina SHOWMAN

La personalità degli alberi

Giardini Reali – Torino – Anno Domini 1977

Da bambino mi ricordo che la nostra maestra ci portava al parco a raccogliere le foglie.
Ai Giardini Reali, a Torino, anni ’70.

Foglie che poi venivano messe in un quaderno che diventava la nostra piccola enciclopedia dell’albero.
Quanti nomi nuovi per noi, faggio, ippocastano, betulla…
Forse è li che è nata la mia passione per gli alberi.
Da sempre mi piace osservarli, mi sembrano delle persone.
Persone che amano stare in gruppo o da sole.
Ognuna pettinata in modo diverso.
E grazie alla pettinatura mi immagino anche il carattere e la personalità di ogni albero.

Dai, il cipresso, con la sua forma appuntita, un po’ se la tira. Ha qualcosa di aristocratico.

La palma, è solare, ama la vita notturna e durante il giorno, se potesse starebbe tutto il giorno a bere latte di cocco ghiacciato al beach bar.

E il salice piangente?

È un po’ stizzoso secondo me, e al minimo problema è uno che inizia a piangere. Si, il nome è azzeccato.
Quando poi c’è la nebbia, gli alberi diventano dei giganti solitari che ci guardano. Capisco chi li abbraccia e secondo me a loro piace essere abbracciati. Abbracciati si ma non tagliati e seviziati, cavolo!

Ultimamente ho visto un platano di 700 anni. Cioè dico, 700 anni!!!
Ma quante ne ha viste e quanti abbracci e oltraggi avrà ricevuto?
Ma alla fine, ha vinto lui.

È ancora li ad osservarci, noi che pensiamo di avere solo diritti e mai doveri nei confronti della natura.
Ricordo poi che ogni volta che trovavo una foglia che mi piaceva correvo a vedere sul mio quaderno di quale albero si trattava.
Che tempi quelli… oggi se si vuole imparare a riconoscere un albero basta scaricare un’applicazione sul telefonino e il gioco è fatto!
Io per esempio ho provato Picture This e devo dire che è veramente fatta bene ed è semplicissima da usare.
Basta fare una foto a una foglia o a un albero e il gioco è fatto!
Se vi interessa conoscere un po’ di più il mondo degli alberi ve la consiglio vivamente anche se è un po’ meno poetica del nostro vecchio quaderno con le foglie incollate sopra…

E tu, che albero sei?

Ma Luca Regina chi?

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Piantumazione di alberi. Il Progetto 1024 460 Luca Regina SHOWMAN

Piantumazione di alberi. Il Progetto

Ho un’idea, te la voglio raccontare

Da gennaio 2020, lo spettacolo Ecocircus  finirà sempre con la piantumazione di un albero.

È da tanto che ci pensavo e presto questa idea diventerà realtà.
Mi piace troppo pensare che ogni spettacolo servirà anche a far piantare e crescere un nuovo albero.
Mi piace pensare che le risate serviranno anche a portare più ossigeno al nostro pianeta.

Pensavo che fosse un po’ complicato rendere realtà questa idea ma dopo aver parlato coi ragazzi di Piantumazione Selvaggia, ho subito capito che la cosa è super realizzabile!

Magari non riusciremo a piantare due milioni di alberi come hanno fatto in Brasile, Sebastian Salgado e sua moglie Leila, ma sarà sicuramente un’azione dal forte valore simbolico.

Sarà il gran finale di Ecocircus!

Con un’ultima magia farò comparire qualche volta un piccolo faggio, qualche volta un piccolo abete e qualche volta un piccolo cipresso

E non dimentichiamoci che gli alberi, secondo i Celti, avevano anche poteri magici!

La mia visione della piantumazione

L’idea è quella poi di regalarlo alle classi che assistono allo spettacolo, con la promessa di prendersene cura.

Quando possibile, a fine spettacolo, andremo tutti insieme nelle vicinanze della scuola a piantarlo, poi lo saluteremo e tutti i giorni per i primi mesi ci sarà chi se ne prenderà cura, proprio come quando si prende in affido un cagnolino o un gatto.

Si perché anche gli alberi vivono, crescono, si trasformano durante l’anno, comunicano tra di loro e si prendono cura di noi!

Non vedo l’ora di iniziare questa nuova avventura!

Ma Luca Regina chi?

Un comico dissacrante, un abile intrattenitore, uno spumeggiante comunicatore, un virtuoso della magia, un ricercatore dell’assurdo.

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